Segue a: Apprendimento, forme-pensiero e credenze (1)
La fabbrica del nostro malessere
Nel primo articolo ho tracciato una definizione generale di cosa sono le forme-pensiero evidenziando come la descrizione e l’origine delle forme-pensiero, o credenze, combacia in maniera perfetta con quelli che sono gli studi psicologici sull’apprendimento. In sintesi ci dice la psicologia, in particolare il filone del comportamentismo, l’apprendimento è la modifica più o meno stabile del comportamento, delle abitudini.
Prendiamo ad esempio una forma pensiero negativa o, come sigla Roberto, una FPN. Una classica? Carenza di autostima.
Letizia fa la prima elementare. E’ una bambina curiosa, le piace la scuola anche perché è luogo d’incontro con altri bambini della sua stessa età. Certo, è un grande cambiamento ma, tutto sommato, questa scuola non sembra essere così male. Inizia a scrivere, ad imparare, insomma, inizia una grande avventura. Letizia ci mette molto entusiasmo ed impegno, la sua tendenza scolastica è buona. Eppure i genitori di Letizia esaltano solo gli insuccessi della figlia: i suoi compiti andati così così, la sua scrittura non perfetta o disordinata o un voto non all’altezza delle loro aspettative e quando Letizia prende un buon voto i genitori non la incoraggiano con un “brava!”. Perché lo fanno? Perché essere genitori è difficile e non si va a scuola di genitori. E poi, forse, perché credono che la critica possa stimolare al meglio la figlia. E invece stanno preparando, per lei, la fabbrica dell’insuccesso.
Il pensiero che sia un’incapace inizia a ronzarle nella testa e ogni volta che suo padre, sua madre o un suo amico le fanno notare i suoi limiti, questo pensiero si rafforza fino a modificare effettivamente il comportamento di Letizia che diventa goffa, timida, insicura di sé, inizia ad andare male a scuola e ad avere dei problemi nelle relazioni sociali. Ogni volta si sente sotto esame, la paura di deludere i suoi genitori s’innesca facendole perdere la concentrazione, impedendole di rendere come realmente potrebbe. Ecco allora che Letizia crede che i suoi genitori abbiano ragione e, quello che prima potevano essere definiti degli episodi occasionali, a cui tutti noi siamo andati incontro e servendoci alla nostra stessa evoluzione, per Letizia diventano lo standard che creano ogni volta una conferma al pensiero: io sono un’incapace, io non sono brava. La ripetizione dell’evento rafforza così il suo pensiero che tende a manifestarsi sempre più spesso nella realtà, creando la realtà di Letizia.
Insomma Letizia da bambina solare, piena di impegno ed entusiasmo diventa una bambina spenta, insicura, poco volenterosa. Il pensiero negativo, l’immagine negativa di sè stessa ha preso il sopravvento togliendole l’energia inibendo la sua forza vitale, realizzando ciò che i genitori, inconsapevolmente, avevano programmato per lei con il loro atteggiamento. Dal punto di vista energetico questi pensieri, queste credenze hanno un loro campo morfico, energetico che interagisce con noi aumentando (in caso di forme pensiero positive) la nostra vitalità o inibendola (in caso di forme pensiero negative). Ogni volta che mettiamo in moto “quel certo pensiero” diamo vita a questo campo morfico, alla forma pensiero, che tenderà ad influenzare il nostro comportamento sempre di più fino a divenire un “file” definitivamente acquisito, memorizzato, stabile, strutturato. La creazione della forma pensiero è arrivata a termine.
L’esempio della forma pensiero descritta è un classico esempio di quello che gli psicologi definiscono apprendimento condizionato rispondente.
Ma quali sono le basi sperimentali su cui si costruisce questa teoria? Come la cagnetta Laika, primo essere vivente lanciato nello spazio, anche questa volta sarà un cagnolino a darci le dritte necessaire per la comprensione. Un cagnolino, anche lui, russo. Solo che non ne conosciamo il nome.
SEGUE…
Buongiorno Sonia e grazie!! Sto imparando cose che non conoscevo, sulle forme pensiero, in attesa del tuo prossimo articolo, intanto, approfondisco le varie definizioni di apprendimento in psicologia ( di cui non avevo notizia, o le ho rimosse o proprio ignoravo beatamente l’esistenza 🙂 )A presto.
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Pingback: Apprendimento, forme pensiero, credenze (3): l’apprendimento condizionato rispondente. | Sonia Germani Zamperini's Blog
Ciao Sonia, interessantissimo articolo! Grazie 🙂
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🙂
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