Segue a “A sua immagine e risonanza” https://soniagermanizamperini.com/2025/07/29/a-sua-immagine-e-risonanza/
Un celebre e disastroso caso di risonanza si verificò in Francia, nel 1850, con il crollo del ponte di Angers. Durante il passaggio di un grande contingente di soldati, il passo cadenzato e sincronizzato di centinaia di uomini generò vibrazioni regolari che si sommarono alle naturali oscillazioni della struttura. Proprio come accade quando si spinge un’altalena al momento giusto, l’energia trasmessa aumentò progressivamente l’ampiezza delle oscillazioni, fino a rompere i cavi di sostegno del ponte e farlo cedere.
Un altro fenomeno di risonanza si manifesta con oggetti che per molti sono di uso quotidiano ed è la risonanza acustica.
Negli strumenti a corda come chitarre e violini, la cassa armonica è progettata per vibrare alle stesse frequenze delle corde. Sebbene il movimento dell’aria prodotto dalle corde sia debole, la cassa e l’aria al suo interno rispondono a quelle oscillazioni, amplificandole notevolmente. In questo modo il suono diventa potente e nitido all’orecchio.
Ritornando all’esempio dell’altalena, la risonanza consente a un sistema di ricevere energia da un altro in maniera estremamente efficiente, purché i due siano sincronizzati.
Il caso dei diapason
Se due diapason sono vicini e si colpisce uno di essi con un martelletto, questo comincia a vibrare ed emettere il suo tipico suono. Le onde di pressione generate si propagano nell’aria e raggiungono il secondo diapason, che pur non essendo stato toccato, inizia a vibrare alla stessa frequenza. In ambito musicale, si dice che il secondo diapason “suona per simpatia”.
Condizioni per la risonanza
Il fenomeno si manifesta in qualunque tipo di onda — acustica, meccanica o elettromagnetica — ma a una condizione precisa:
- il sistema oscillante deve ricevere una sollecitazione periodica alla stessa frequenza naturale di oscillazione (frequenza di risonanza);
- se la frequenza della sollecitazione è più alta o più bassa, l’effetto risonante non si produce.
Per chiarire: se spingiamo un’altalena ogni due secondi, in perfetta sincronia con il suo tempo di oscillazione, il movimento si amplifica. Ma se la spinta avviene ogni tre secondi o ogni secondo, il sistema non è in risonanza e l’energia trasmessa si disperde.
Quello che comunemente chiamiamo “empatia” altro non è che una forma di risonanza che si crea tra due individui. Il nostro cervello, infatti, emette continuamente onde elettromagnetiche la cui frequenza varia in base alle attività che svolgiamo. Queste onde, misurate in Hertz (Hz) — ossia cicli al secondo — possono essere rilevate tramite l’elettroencefalogramma.
Le onde cerebrali si suddividono in quattro principali fasce di frequenza, ciascuna associata a uno specifico stato di coscienza: Beta, Alfa, Theta e Delta. Quando riceviamo stimoli esterni (visivi, sonori o elettrici) con una determinata frequenza, il nostro cervello tende a “sintonizzarsi” con tali impulsi, un fenomeno noto come ‘risposta in frequenza’.
Ad esempio, se una persona si trova in uno stato di veglia (onde Beta) e viene esposta a uno stimolo con frequenza di 10 Hz (onde Alfa) per un certo periodo, il suo cervello adatterà la propria attività per avvicinarsi a quella frequenza esterna.
In ogni relazione umana si verifica un certo livello di risonanza. Questo fenomeno raggiunge il massimo quando siamo innamorati: emozioni, affetto, amore, idee e pensieri condivisi creano un flusso empatico che facilita la comunicazione. In ambito psicoanalitico, questo processo prende il nome di transfert ed è fondamentale per il percorso terapeutico.
Il transfert rappresenta la proiezione inconscia da parte del paziente di contenuti emotivi legati a figure importanti, spesso genitoriali, sul terapeuta. Perché ciò avvenga, è indispensabile l’empatia: la capacità di immedesimarsi nell’altro, di comprenderlo e di sentirsi a propria volta compresi. Questo scambio empatico garantisce una comunicazione profonda, che il terapeuta deve saper riconoscere e analizzare, poiché carica di significati emotivi intensi derivanti proprio dal transfert.
In sintesi, il termine transfert può essere considerato come un’espressione di risonanza profonda tra due persone.
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