“Dalla sofferenza alla bellezza: quando la vita diventa arte”

SEGUE a:

  1. A sua immagine e “risonanza”.
  2. Un celebre e disastroso caso di risonanza
  3. Dalla neurofisiologia alla musica, dai metodi allopatici a quelli vibrazionali fino alle relazioni interpersonali, la risonanza è trend!
  4. Risonanza e Arte: Un Connubio di Emozioni
  5. L’ascolto dell’esperienza è un atto creativo ed un fenomeno di risonanza. 
  6. L’Arte come trasformazione dell’esperienza

Breuer (psichiatra austriaco, Vienna 1842-1925) e Freud hanno utilizzato questo termine per indicare l’effetto auspicato di una “abreazione”, ovvero la liberazione emotiva attraverso cui un individuo riesce a sciogliere un trauma antico rimasto latente nell’inconscio.
Attraverso la riattualizzazione del passato, che viene rivissuto, esperito e trasformato, il soggetto compie un percorso di consapevolezza.

Questo processo ricorda molti approcci terapeutici — come la psicoanalisi o le costellazioni familiari — dove gli attori rappresentano membri chiave della famiglia e rendono visibile il cosiddetto “fantasma generazionale”, come lo definisce Schützenberger, che ha arricchito il panorama della psicogenealogia.

Il concetto aristotelico di catarsi non racchiude soltanto l’idea di espulsione dell’emozione, ma anche un’elaborazione e trasformazione profonda di essa: la forma espressiva può essere la tragedia, la danza o il disegno.

Otto Rank, psicanalista (Vienna 1884 – New York 1939), fu uno dei primi a praticare la psicoanalisi pur non essendo medico. Laureato in filosofia nel 1912, tra il 1906 e il 1915 fu segretario della Società Viennese di Psicoanalisi e cofondatore della rivista Imago (1912).
Rank riprende il concetto freudiano di sublimazione delle pulsioni, intesa come manifestazione del rimosso sotto forma di espressione creativa.
«Il conflitto è avvertito dagli artisti e proiettato sull’io con singolare intensità, poiché è troppo maturo per il sogno e non ancora patogeno: essi cercano di liberarsene attraverso l’opera d’arte».
L’arte, dunque, assume una funzione salvifica, prevenendo il rischio che il conflitto interiore diventi distruttivo e favorendo la crescita personale.

Wilfred Bion, psicoanalista inglese nato in India, si trasferì in Inghilterra e affermò che la conoscenza si sviluppa attraverso fasi di trasformazione continua.
Il processo creativo, secondo questa visione, non è tanto un atto di sapere quanto un atto di divenire, in cui si attraversano momenti germinativi dell’esperienza emotiva, carichi di potenzialità evolutiva.

«L’artista scopre strada facendo il suo sapere costruttivo, che non è un conoscere a priori, ma un conoscere incarnato nel fare… La riconosce partorendola, conoscendo così anche la sua emozione ed ispirazione» (Di Benedetto, 1993a, pp. 68-69).

L’opera d’arte include nel suo significato non solo il passato e la storia personale dell’autore, ma diventa anche parte del suo processo di costruzione del sé: «mediante gli atti creativi, l’uomo trasforma il destino che prima subiva e rinnova la propria esistenza» (Di Benedetto, 1993a, p. 74).

Anche Jung si è occupato di arte, distinguendo le opere nate da un’intenzione cosciente da quelle che, invece, sembrano imporsi all’autore stesso.
In questo secondo caso «l’opera porta con sé la propria forma; ciò che l’artista vorrebbe modificare gli viene respinto, e ciò che vorrebbe respingere gli viene imposto… Egli è sommerso da un fiume di idee e immagini che non derivano dalla sua intenzione conscia».

Questo fenomeno rappresenta il mistero dell’ispirazione creativa, quella forza che trascende la volontà e guida l’artista come in un dialogo con l’invisibile.

Il “Duende”, termine caro alla tradizione andalusa e reso celebre da Federico García Lorca, è l’anima segreta di questo processo: una potenza oscura e viva che nasce dal profondo, scuote il corpo, lacera l’anima e trasforma la sofferenza in pura espressione.
Non è una grazia o un dono divino, ma un combattimento interiore, un atto di presenza assoluta in cui la vita e la morte si sfiorano per generare bellezza.
Mozart stesso descriveva la sua ispirazione come un flusso continuo, «una musica che scorre dentro di me come dettata», senza correzioni, come se un’energia misteriosa guidasse la sua mano.

La trasformazione del dolore in arte è il cuore stesso della vita che si rinnova. Ti invitiamo a vivere questa esperienza unica di bellezza e passione al CRESS, con il flamenco e la musica dal vivo, il 13 dicembre. Vieni a sentire come la vita può diventare arte. 🎶💃

Per maggiori informazioni dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 14: 06768613, 3666160638

Email: tierraflamenca.eventi@gmail.com

Risonanza: L’Arte come Trasformazione dell’Esperienza

SEGUE a:

  1. A sua immagine e “risonanza”.
  2. Un celebre e disastroso caso di risonanza
  3. Dalla neurofisiologia alla musica, dai metodi allopatici a quelli vibrazionali fino alle relazioni interpersonali, la risonanza è trend!
  4. Risonanza e Arte: Un Connubio di Emozioni
  5. L’ascolto dell’esperienza è un atto creativo ed un fenomeno di risonanza.

Il fenomeno della risonanza, come abbiamo visto, si manifesta quando due o più sistemi entrano in relazione: può accadere tra persone, tra una persona e un luogo, un animale, un oggetto o persino davanti a un’opera d’arte.

La risonanza è oscillazione, frequenza, ritmo condiviso. Christian Huygens, fisico e matematico olandese, osservò come due pendoli posti sulla stessa parete dopo un certo tempo si sincronizzassero spontaneamente, postulando così la teoria ondulatoria.

Analogamente, il nostro corpo regola le sue funzioni vitali – dal cuore ai neuroni – attraverso sistemi oscillatori (Changeaux).
Dire risonanza significa dire empatia, transfert: essa può generare effetti positivi, come l’innalzamento del vitalismo, ma anche fenomeni negativi come la contaminazione sottile, frequente tra chi opera nella relazione d’aiuto. La risonanza agisce nella comunicazione, nelle relazioni, nei processi terapeutici… e persino nell’arte.

L’arte infatti, più che un privilegio di pochi, è un linguaggio universale che appartiene a tutti. Non è solo competenza degli artisti, ma patrimonio quotidiano, capace di nutrire equilibrio fisico, psichico, emozionale ed energetico. Per questo rivalutare l’arte significa collocarla nella vita di ogni individuo come via di benessere e trasformazione. Lo stesso John Dewey, filosofo e pedagogista statunitense, sottolineava la necessità di «ricostruire la continuità fra l’arte, i fatti, le azioni e le passioni di tutti i giorni», riconoscendo all’arte un ruolo essenziale: trasformare l’esperienza.
Freud, nel saggio Il poeta e la fantasia (1908), scrive che la fantasia agisce come una valvola di sfogo per le tensioni inconsce, dando forma a desideri insoddisfatti che altrimenti resterebbero inespressi. La creazione artistica, in questo senso, permette all’inconscio di emergere e di diventare accettabile, liberandolo dai vincoli rigidi del super-io.

Il linguaggio dell’arte apre così uno spazio nuovo in cui l’esperienza della realtà inconscia può avvenire senza conflitto. La sublimazione diventa allora l’arte stessa di esprimere l’inconscio: una retorica delle sue forme nascoste, una trasformazione che innalza energie e pulsioni da un livello più basso a uno più alto. Al di là degli aspetti tecnici propri della psicoanalisi, ciò che merita attenzione è il processo interiore che la sublimazione richiede: un lavoro di introspezione e di scoperta di sé, attraverso il quale gli oggetti e le relazioni assumono un significato nuovo e diverso (Loewald, 1992, p.26).
Anche Salomon Resnik, psichiatra e psicoanalista argentino (Buenos Aires, 1920 – Parigi, 2017), sottolinea questa dimensione trasformativa dell’arte: un processo che trasforma l’esperienza emotiva inconscia in qualcos’altro, operando uno spostamento, un’astrazione, una vera e propria metamorfosi interiore.

Un altro concetto caro a Freud e legato all’arte è quello di catarsi (dal greco katharsis), termine che Aristotele usò per indicare l’effetto della tragedia sullo spettatore. Da sempre questo concetto è oggetto di dibattito: alcuni lo interpretano come una purificazione etica delle passioni, quasi una forma di sublimazione; altri invece lo intendono come una liberazione temporanea dalle emozioni.

Secondo quest’ultima lettura, nel momento in cui assistiamo a una rappresentazione artistica di una passione, possiamo osservarla da una certa distanza, riducendone l’impatto emotivo immediato. In questo modo, il riconoscere dall’esterno i nostri stessi difetti o turbamenti può renderci più consapevoli e favorire una forma di liberazione interiore.

Dalla risonanza tra sistemi, persone e opere, fino al lavoro interiore che la sublimazione richiede, arte e psiche si incontrano nello stesso principio: la trasformazione.

L’arte, come fenomeno di risonanza e di sublimazione, diventa uno spazio privilegiato in cui l’inconscio prende voce, l’esperienza si trasfigura e l’essere umano trova un varco per conoscersi e rigenerarsi.
Così, ciò che nasce come impulso grezzo, desiderio o tensione, attraverso l’arte può trasformarsi in bellezza, armonia, consapevolezza. L’arte si rivela allora non solo come espressione estetica, ma come forza vitale, capace di generare empatia, guarigione, equilibrio: una vera e propria alchimia dell’esperienza umana.

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